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METE TURISTICHE

Isola D'Elba
L'Isola d'Elba è la più grande isola dell'arcipelago toscano, chiamata dagli antichi Liguri Liva, dai Greci Aethalia. Dista dalla costa 10 Km ed è separata dal Canale di Piombino. Si estende su una superficie di 224 kmq dove si concentrano interessanti aspetti naturalistici, paesaggistici ed architettonici, pur rimanendo il mare la più importante attrazione turistica.
Appartenne ai Liguri, ai Greci, agli Etruschi e ai Romani che la dominarono per secoli.
Il più celebre residente dell'isola fu Napoleone, che vi trascorse nove mesi dopo la caduta di Parigi nel 1814. Il paesaggio dell'isola è vario: sulla costa occidentale, più tranquilla, si trovano spiagge sabbiose, adatte agli sport acquatici; la costa orientale, con il suo centro Porto Azzurro, è più aspra con alte scogliere e spiagge rocciose è più indicata per gli amanti della subacquea.
I paesi affacciati sul mare, riprendono il disegno urbanistico e architettonico dei borghi corsi e liguri, fatti di stradine strette, tormentati accessi al mare, case che si abbracciano alle rocce.
La sua capacità complessiva d'accoglienza in alberghi e residenze turistiche alberghiere è di oltre 15000 posti letto. Circa 40 corse giornaliere di traghetti e aliscafi la collegano alla costa toscana con un tempo di percorrenza di 1 ora per i traghetti e 30 minuti per gli aliscafi e traghetti veloci. I collegamenti interni sull'isola sono garantiti con corse plurigiornaliere da autobus della società A.T.L.

Isola Di Capraia
La selvaggia e bellissima Capraia, cosi chiamata per la presenza della capra selvatica che un tempo viveva sull'isola, ora stanziata soltanto a Montecristo, era ben conosciuta a Greci e Romani.
Antico asilo sin dal I Vsecolo d.C. dei Cenobiti, fu occupata nel 1055 dai Saraceni, sloggiati dai Pisani, questi sloggiati dai genovesi che eressero la Fortezza di S. Giorgio.
Ai genovesi subentrarono i Corsi di Pascal Paoli, ma per poco, di nuovo Genova, poi Napoleone, e infine nel 1815 il Regno di Sardegna.
Capraia è la terza isola per grandezza dell'Arcipelago, dopo l'Elba e il Giglio, circa 20 kmq di superficie, la sola di origine vulcanica. Essa si presenta come un'unica dorsale che attraversa tutta l'isola, toccando i 447 metri di altezza del Monte Castello a nord e i 410 del Monte Arpagna a sud. Questa dorsale è forse costituita da una serie di bocche eruttive; mentre ad ovest è ripida sul mare, ad est vi degrada più dolcemente formando valli in cui scorrono i "vadi", piccoli corsi d'acqua.
A quota 321 m s.l.m. nel centro della dorsale vi è un laghetto craterico, lo Stagnone, dove fioriscono le ninfee selvatiche.
Sul versante ovest, precipitando sul mare, si aprono numerose grotte: dove fino a pochi decenni fa trovava riparo la foca monaca. La fauna ittica è molto abbondante, un vero piccolo paradiso, per gli appassionati di subacquea.
Nell'isola la fauna è rappresentata soprattutto da conigli selvatici. La flora è quella tipica della macchia mediterranea e presenta anche vari esemplari di piante selvatiche.
A Capraia vivono poche decine di persone. Fino a pochi anni fa era una Colonia penale agricola come la vicina Gorgona. Il carcere, ormai in decadenza occupa un terzo dell'isola sul lato nord-ovest del paese. Nell'isola sorgono alcuni esercizi alberghieri e un camping per 450 persone. L'isola è raggiungibile dal porto di Livorno.

Isola del Giglio
Abitata già nella preistoria e poi probabilmente dagli Etruschi, l'isola del Giglio appartenne in seguito ai Domizi Enobarbi, ai quali si fa risallre la vllla di cui rimangono molti avanzi nei pressi del Porto.
Nel Medioevo fu degli Aldobrandeschi finche passò al Comune di Perugia. Dal 1264 al 1406 fece parte dei domini di Pisa, poi di Firenze. Nel 1446 venne occupata da Alfonso d'Aragona che la ripopolò con famiglie napoletane e nel 1459 la rivendette a Pio VI. Dal 1558 entrò a far parte del Granducato di Toscana di cui segui le vicende.
Isola del Giglio è la seconda dell'Arcipelago Toscano per superficie (kmq 21,2) e popolazione (ab.1711), dista 14 km dal Monte Argentario. L'imbarco avviene da Porto S. Stefano che si raggiunge in auto da Albinia o da Orbetello.
Orbetello è lo scalo ferroviario da nord (Genova) e da sud (Roma) per raggiungere Porto S. Stefano e Port'Ercole. L'isola del Giglio è completamente montuosa e culmina nel Poggio della Pagana (m 498). Le uniche spiagge sono nella cala dell'Arenella, a Giglio Porto, dove si trova l'approdo turistico da 200 posti barca, alle Cannelle, sulla costa orientale, e al Campese a nordovest. L'abbondanza di scogli lungo il litorale rende le coste del Giglio ideali per lo snorkeling e la pesca subacquea.
Il clima, particolarmente mite e secco in ogni stagione favorisce la coltivazione della vite e soprattutto di quella, festeggiata ogni anno, che dà il pregiato Ansonaco, vino dorato famoso già in epoca romana. La vegetazione arborea è limitata a olivi, castagni, fichi, pini, lecci; per il resto, ove non è roccia, si stende la macchia mediterranea formata da cisti, ranni, lentischi, eriche ecc.
La fauna è abbastanza varia: oltre i famosi conigli selvatici (che sono uno dei piatti tipici della cucina locale), ricordiamo numerosi uccelli di passo, tra cui le beccacce.
I centri abitati sono tre: Giglio Porto, Giglio Castello (sede del comune) e Campese.
Giglio Porto si estende lungo un'insenatura della costa orientale, difesa da due moli e riparata alle spalle da un dolce anfiteatro di alture terrazzate a vigneti.
Attraverso una strada asfaltata e stretta che si eleva ripida e tortuosa fra vigneti si giunge a Giglio Castello (m 405) in una piazza che si allarga ai piedi della cinta muraria e della rocca. Il paese conserva il suo antico aspetto, è posto in cima a un'altura, chiuso in una cerchia di mura medievali con torri cilindriche e rettangolari. È attraversato da strette viuzze da ripide scalinate, tra casette di pietra una stretta all'altra. In alto domina la Rocca, con una porta trecentesca. Al lato opposto del paese è la chiesa parrocchiale con tratti di muri trecenteschi, ove è conservato un crocifisso di avorio, opera del Giambologna. La fisionomia di Giglio Castello è significativa della necessità di difendersi dai pirati che frequentemente vi tentarono lo sbarco. Di queste lotte e paure sono chiaro segno le numerose torri che circondano l'isola, delle quali la meglio conservata è quella del Campese. Scendendo attraverso una strada a tornanti di circa 6 km si raggiunge il centro abitato di Giglio Campese, nato come approdo per la miniera, ormai chiusa.

Isola di Giannutri
L'isola di Giannutri è la più meridionale dell'Arcipelago toscano e può essere raggiunta da Porto S. Stefano.
Altra via d'accesso, con mezzi privati, è da Port'Ercole da cui Giannutri dista 23 km.
Amministrativamente fa parte del Comune dell'lsola del Giglio. La costa quasi completamente rocciosa è ricca di meravigliose grotte e suggestive calette, con due piccole spiagge di ghiaia nella Cala dello Spalmatoio e nella Cala Maestra a nord-ovest.
Ha la forma di una mezzaluna e per questo ebbe nome dai greci Artemide, dai Romani Dianum.
Gli approdi all'isola sono due: la Cala dello Spalmatoio, ben riparata dove si trovano i resti di un porto romano, e Cala Maestra, insenatura rocciosa lungo la riva nordoccidentale. Qui era la darsena romana e nelle vicinanze, a nord, sul costone roccioso, rimangono vestigia notevoli di una villa romana de l sec. d.C., forse dei Domizi Enobarbi.
Giannutri, l'isola dei gabbiani, è compresa interamente nel Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano per il suo grande valore naturalistico e paesaggistico ed i cospicui beni archeologici. Il suo mare ed i suoi fondali sono senza dubbio tra i più belli dell'arcipelago. Sono infatti protetti da zone 1 e 2 del Parco Nazionale e custodiscono tesori ambientali e culturali tali da renderla tra le mete più visitate dai subacquei nel Mediterraneo. L'isola è anche un Sito di Interesse Comunitario e una Zona di Protezione Speciale dell'Unione Europea.

Isola di Gorgona
L'isola di Gorgona apre a nord l'Arcipelago Toscano e dista 37 km da Livorno. Dopo la chiusura di Pianosa è rimasta l'unica colonia penale dell'Arcipelagoe quindi la sua visita è vincolata al permesso della Direzione Generale degli Istituti di Prevenzione e Pena del Ministero di Grazia e Giustizia. Gorgona sviluppa 2,2 kmq ed è la più piccola isola dell'Arcipelago; si eleva sul mare sino a 255 metri ed è in gran parte ricoperta di macchia mediterranea nella quale si trovano conigli selvatici e uccelli di passo. L'uomo vi ha anche piantato gli alberi a lui cari, olivo, fico, castagno, quercia, cipresso, pino.
Gorgona, l'antica Urgon, fu nota ai romani e anche agli etruschi. Monaci benedettini e certosini vi edificarono monasteri, i Pisani la Torre Vecchia. Naturalmente i saraceni la setacciarono così come tutte le isole che incontravano sul loro cammino. I Medici vi misero un presidio con capo un castellano che non fece meglio che imporre gabelle ai poveri pescatori per tutelarli dalle rapine dei pirati. Eppure questi pescatori erano tra i migliori del mondo: le loro acciughe salate arrivavano fino in Inghilterra.
Trasferita al nuovo regno d'ltalia la piccola isola divenne colonia penale. Il primo direttore del Penitenziario, il Biamonti, fece virtualmente ciò che nessuno aveva mai fatto con l'aiuto dei suoi galeotti: costruì, scavò pozzi, coltivò, produsse olio e vino; non solo, ma si trasformò in archeologo, in botanico e in geologo.

Isola di Montecristo
Montecristo non ebbe mai popolazione stabile; fece parte dei possedimenti degli Appiano di Piombino e poi di Buoncompagni Ludovisi, fino al 1801. Nel 1652 fu conquistata dall'inglese Taylor che tentò di renderla abitabile; dopo qualche anno fu però nuovamente abbandonata. Nel 1873 fu sede di una colonia agricola. In seguito divenne riserva reale di caccia.
L'isola è Riserva naturale integrale dell'Azienda di Stato Foreste Demaniali, perciò sottoposta a vincoli di protezione della fauna e della flora. Montecristo appartiene al Comune di Portoferraio da cui dista 40 km. Ha un'area di circa 10 km quadrati ed è formata da un'antica massa granitica rivestita di folta macchia mediterranea che culmina in tre vette di cui la più alta è il Monte della Fortezza (645 m). Quest'isola deserta, probabilmente l'antica Artemisia o Oglase dei Romani, è assai pittoresca per la sua struttura che sviluppa 16 km di costa a dirupo, molto frastagliata con molte insenature; la maggiore è la Cala di Corfù che risulta inaccessibile.
Montecristo presenta una fauna e una flora singolari: è l'unica isola in cui vive ancora la capra selvatica e dove cresce l'albero del pepe. La Cala Maestra è l'unico punto di approdo; nei dintorni vi è l'ottocentesca villa Reale attualmente abbandonata, da dove si prende la mulattiera per recarsi alle rovine dell'antico monastero di S. Salvatore e S. Mamiliano fondato dai Benedettini e passato poi ai Camaldolesi.
A ovest di Montecristo si erge il faro posto su uno scoglio roccioso detto Scoglio d'Affrica o Formica di Montecristo.

Isola di Pianosa
Pianosa, abitata già nell'età neolitica, in seguito fece parte dei domini dei romani. Augusto vi relegò il nipote Postumo Marco Ciulio Agrippa, che vi fu poi ucciso. Nel medioevo appartenne a Pisa, poi a Genova e poi agli Appiano, che se ne impadronirono nel 1399 e la ripopolarono.
Nel 1553 Dragut e Kara Mustafa occuparono l'isola e ne fecero prigionieri gli abitanti. Pianosa da allora rimase disabitata. Ritornata sotto il dominio granducale, nel 1635 fu adibita a colonia agricola e più tardi (1856) a colonia penale, destinazione che poi fu confermata nel 1865 dal governo italiano.
L'isola di Pianosa, che dipende amministrativamente dal comune di Campo nell'Elba, sviluppa un'area di 10,2 kmq ed è famosa per essere stata sede di un famoso carcere. Essendo stata chiusa per tanto tempo ha conservato un paesaggio e soprattutto un mare incontaminato.
Durante l'estate vengono organizzate delle gite giornaliere con partenza dall'isola d'Elba, con escursioni guidate, parte a piedi parte con pulmino. È l'isola più vicina alla costa dell'Elba (14 km) e prende norne dalla conformazione pianeggiante del territorio (alt. max. 27 m), diversa da quella delle altre isole dell'arcipelago.
Numerosi avanzi fossili di orsi, cervidi ed equini rinvenuti nell'isola, confermano che, ancora nel quaternario antico, Pianosa era saldata al continente. Il clima è molto mite tranne nei mesi estivi in cui sale a punte elevate, le piogge sono assai scarse. Si coltiva perciò di preferenza la vite, e anche l'orzo, il grano, la segale e l'avena.
Buona parte del territorio è però occupato dalla macchia, da olivi, cactus, agave, asfodelo. Numerosi sono i gabbiani e gli uccelli di passo. Si sbarca nel piccolo porto, in una penisoletta della costa orientale, presso la quale si trova lo scoglio La Scola; altro scoglio emerge a nord delI'isola a breve distanza dalla punta del Marchese. Nella Baia di S. Giovanni, sulla costa orientale, sono i ruderi della villa romana di Postumo Agrippa.

 

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