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METE
TURISTICHE
Siena
Città
Piazza
del Campo
Piazza del Campo, è sicuramente la più bella
ed emozionante di Siena e una delle più belle in italia.
E' di grande effetto scenografico; quì ogni anno si
disputa il famoso Palio di Siena. Al centro sorge la Fonte
Gaia, una fedele riproduzione dell'originale di Jacopo della
Quercia, oggi conservata nel Palazzo Pubblico, proprio in
piazza del Campo.
Palazzo
Pubblico
Prestigioso edificio in cui si trovano Municipio e il Museo
Civico. Fu iniziato nel 1297 e ultimato nel 1340. È
costituito da un corpo centrale incurvato e da due laterali
più bassi con, sulla sinistra, la Torre del Mangia
costruita nel 1340,alta quasi 90 metri. Per visitare le stanze
è necessario recarsi alla portineria. Nella Sala del
Sindaco si trova una tela del Sodoma, in quella del segretario
generale un'altra tela del Sodoma raffigurante la Resurrezione.
Nella sala dei Matrimoni un affresco del Vecchietta e uno
del Sodoma, nella sala d'attesa un affresco di Sana di Pietro.
Il piano superiore è adibito a museo, con la Maestà
di Simone Martini e il suo celebre affresco raffigurante Guidoriccio
da Fogliano all'assedio di Montemassi (Sala del Mappamondo).
Nella Sala della Pace, il ciclo del Buon Governo, di Ambrogio
Lorenzetti, che raffigura la vita di Siena e del Contado.
Nella Cappella, il coro ligneo di Domenico di Nicolò,
per questo chiamato Nicolò dei Cori. Per godere della
vista di Siena e dintorni bisogna salire i 332 gradini che
portano sulla Torre del Mangia è faticoso ma ne vale
la pena.
Il
Duomo
Il Duomo risale al XII - XIII sec. La facciata in marmo bianco
con inserimenti di marmo verde e rosso (opera di Giovanni
Pisano nella parte inferiore), ha portali laterali e quello
centrale abbellito dal bassorilievo di Tino da Camaino raffigurante
S. Anna e S. Gioacchino. Nella parte superiore spicca il rosone
circondato da busti di patriarchi. L'intemo, lungo 90 m e
largo al transetto oltre 50 m, è a croce latina a tre
navate divise da pilastri a fasce bianche e nere. Il pavimento
è diviso in riquadri con rappresentazioni i cui disegni
sono opera di artisti senesi e toscani.
Fra le opere d'arte presenti segnaliamo: l'altare maggiore,
di Baldassarre Peruzzi, sormontato dal ciborio del Vecchietta
con, ai lati, quattro angeli portacandelabri (due di Giovanni
di Stefano e due di Francesco di Giorgio Martini); gli affreschi
dell'abside (del Beccafumi), in parte scomparsi; sempre nell'abside,
la più antica vetrata italiana, su disegno di Duccio
di Buoninsegna (1288), e il coro ligneo dovuto ad artisti
diversi (una parte degli stalli proviene dal coro della chiesa
di S. Benedetto fuori Porta Tufi); nei pressi della cupola,
il pergamo in marmo bianco di Nicolò Pisano (seconda
metà Xlll sec.); nel transetto di destra, un monumento
del cardinale Riccardo Petroni, di Tino di Camaino, e nella
Cappella di S. Giovanni Battista affreschi del Pinturicchio
(ritratto di Alberto Aringhieri, il Battista nel deserto,
Decollazione del Battista), una statua di S. Catenna d'Alessandria
del Neroccio e una statua del Battista di Donatello. Sul fianco
destro del Duomo si trova il Battistero in marmo bianco (XIV
sec.) con il fonte battesimale di Jacopo della Quercia. La
parte non abbattuta del Duomo Nuovo ospita il Museo dell'Opera
Metropolitana, con la "Maestà" di Duccio
di Buoninsegna, la Madonna con Bambino e "S. Antonio"
di Jacopo della Quercia, dieci statue di Giovanni Pisano,
la Natività della Vergine di Pietro Lorenzetti, il
Beato Agostino Nicola di Simone Martini, oltre ad arredi,
paramenti, gioielli, pitture del secolo d'oro di Siena.
Di fronte al Duomo sorge l'Ospedale di S. Maria della Scala,
dalla bella facciata e ricco di importanti affreschi. Uno
dei primi ospedali europei con una propria organizzazione
per accogliere i pellegrini e sostenere i poveri e i fanciulli
abbandonati. Il nucleo originario è rappresentato dalla
Chiesa, costruita intorno alla metà del 200,
poi sviluppata alla fine del XV secolo. La vita dello "Spedale"
è raffigurata negli affreschi della Sala del Pellegrinaio.
Ricco di opere darte di importanti artisti senesi, oggi
il Santa Maria della Scala può essere considerato il
terzo polo artistico della città, insieme al Duomo
e al Palazzo Pubblico
Palazzo
Chigi-Saracini
Iniziato nel XIII e ultimato nel XVIII sec. Ospita l'Accademia
Musicale Chigiana.Palazzo Piccolomini (o delle Papesse)Palazzo
del Popolo
Sede dell'Università di Scienze Economiche.Palazzo
del Magnifico
XVI sec.
Palazzo
Buonsignori
Ospita la Pinacoteca Nazionale in cui sono conservate molte
opere di gran pregio dell'arte senese e toscana di importanti
artisti dell'epoca tra cui: Duccio Simone Martini, Ambrogio
Lorenzetti, Pietro Lorenzetti, Michelino da Besozzo, il Nerocció,
Francesco di Giorgio Martini, Sano di Pietro, il Pinturicchio,
il Beccafumi, lo Scarsellino, Federico Zuccari, il Sodoma,
il Durer, il Montagna, il Moroni.
Il
Palio di Siena
Colori, folla, grida festose, una piazza coperta di tufo,
dieci cavalli montati a pelo da altrettanti fantini per una
corsa che dura pochi secondi.
Questo è il Palio per coloro che lo vedono per la prima
volta. Per i senesi è la vita, la passione, la storia.
E il miracolo di un gioco che diventa vita vera, dove
cè posto per la gioia e per il dolore, per il
coraggio e gli intrighi, per la lealtà e il tradimento.
Uneredità medievale che il 2 luglio e il 16 agosto
sconvolge la vita di Siena ed ogni volta diventa catarsi cittadina.
Palazzo
Piccolomini
E il secondo edificio più importante che si affaccia
sulla piazza, voluto da Pio II come abitazione per sé
e per i propri familiari.
II fronte è caratterizzato da elementi architettonici
tipicamente rinascimentali e simili nellornato a quelli
di Palazzo Rucellai a Firenze, ma con diverso concetto nelle
proporzioni per evitarne l'eccessivo sviluppo in altezza.
Il lato meridionale presenta una magnifica loggia a tre ordini
con una splendida vista sul giardino pensile, sulla Val d'0rcia
e sul Monte Amiata. II Cortile interno dalle proporzioni perfette,
è scandito da colonne in travertino con capitello corinzio
ed é il cuore armonico di tutto ledificio.
Al primo piano, trasformato in museo (per la visita rivolgersi
al custode), si trovano gli appartamenti, sontuosamente decorati
e arredati, che hanno visto, generazioni di Piccolomini lasciare
la propria impronta e il proprio segno. Particolarmente interessanti:
la sala delle armi, la biblioteca, lo studio e la camera da
letto di Pio II.
Decentrato rispetto alla facciata, sulla piazza si trova il
bellissimo pozzo architravato in travertino, ornato da decorazioni
allantica ed eseguito da maestranze fiorentine.
Palazzo Borgia
Donato da Pio II al Cardinale Rodrigo Borgia, perché
lo trasformasse nella propria dimora pientina, rivela nellaspetto
la sua preesistenza rispetto agli altri edifici. Il Cardinale
(futuro Papa Alessandro VI) si limitò a rialzare di
un piano questo edificio che era lantico palazzo pretorio
di Corsignano, sostituendo, inoltre, le finestre gotiche con
finestre a crociera e aggiungendo un bel portale in travertino
e un delizioso piccolo cortile interno.
II Palazzo è sede del Museo Diocesano. Il museo, uno
dei maggiori della Provincia di Siena per ricchezza e numero
dei pezzi esposti, conserva, nelle sue 11 sale, testimonianze
dellarte pittorica senese dal 200 al 700
fra cui tavole dipinte di Pietro Lorenzetti, Bartolo di Fredi,
del Vecchietta, del Signorelli, codici miniati di Sano di
Pietro, arazzi fiamminghi, argenteria ma soprattutto lo straordinario
Piviale di Pio II, istoriato di fabbricazione inglese, impressionante
per la qualità tecnica ed iconografica dei particolari.
Il Museo Diocesano ospita anche mostre darte temporanee
ed eventi collaterali.
Palazzo Comunale
Ultimo edificio, in ordine di tempo, costruito nella piazza.
I lavori infatti iniziarono solo nella seconda metà
del 1462.
E caratterizzato da un ampio loggiato sorretto da colonne
in travertino con capitelli ionici, da una facciata decorata
con la tecnica dellintonaco graffito e da una torre,
più tarda, in mattoni, rigorosamente più bassa
rispetto al campanile, per sottolineare la maggiore importanza
del potere ecclesiastico su quello civile. II palazzo è
attualmente sede dellAmministrazione Comunale.
La
chiesa di S.Francesco
E uno degli edifici francescani più antichi d'Italia
ed è lunico monumento di rilievo rimasto dellantico
borgo di Corsignano. La chiesa, databile alla seconda metà
del XIII secolo, presenta una semplice facciata a capanna,
ornata da un bel portale gotico ed un interno ad ununica
navata con soffitto a capriate.Le pareti, un tempo totalmente
affrescate, presentano oggi solo un numero esiguo di immagini
dipinte che raffigurano prevalentemente composizioni evangeliche
e di soggetto francescano.Labside è completamente
ricoperta di affreschi raffiguranti, nella volta, le tre virtù
francescane e sulle pareti dodici episodi della vita di S.
Francesco. Questi, come la maggior parte delle altre pitture,
sono stati eseguiti da Cristofano di Bindoccio e Meo di Pero,
artisti senesi della seconda metà del XIV secolo.
San
Gimignano
San Gimignano è una vera e propria calamita per i turisti
e per apprezzarla appieno bisognerebbe arrivarci nella stagione
invernale, magari quando piove, perché in estate la
vostra attenzione verrà attirata soprattutto da altri
turisti! San Gimignano dalle Belle Torri deve la sua fama
principalmente proprio alle sue torri (in epoca medievale,
quando erano il simbolo del potere e della ricchezza delle
famiglie della città, le torri erano ben 72) e al paesaggio
incantevole che la circonda.
La terribile peste del 1348 ed il successivo spopolamento
gettarono San Gimignano in una grave crisi. La cittadina dovette
perciò sottomettersi a Firenze. Dal degrado e abbandono
dei secoli successivi si uscì soltanto quando si cominciò
a riscoprire la bellezza della città, la sua importanza
culturale e loriginaria identità agricola.
In origine villaggio etrusco, la cittadina derivò in
seguito il suo nome dal vescovo di Modena, San Gimignano,
che a quanto pare salvò la città dallassalto
dei barbari.
Nel
1199 San Gimignano divenne comune e quasi tutte le torri furono
erette in questo periodo nel XIII secolo un podestà
proibì la costruzione di torri più alte della
sua (ossia più di 51 m). Nel 1348 la peste decimò
la popolazione e indebolì il potere dei nobili e nel
1353 la città si sottomise a Firenze.
Piazza della Cisterna, una piazza di forma triangolare che
prende il nome da una cisterna del XIII secolo che vi sorge
al centro, è delimitata da case e torri che risalgono
al XIII e XIV secolo. Nelladiacente Piazza del Duomo,
la Collegiata (Duomo) sorge di fronte al Palazzo del Podestà
e alla sua torre, chiamata Torre della Rognosa, costruiti
entrambi alla fine del XIII secolo.
La semplice facciata del Duomo romanico cela i notevoli affreschi
che ricoprono le pareti dellinterno: laffresco
di Taddeo di Bartolo che ricopre la metà superiore
della parete di controfacciata rappresenta il Giudizio Universale,
mentre la metà inferiore è dominata dal martirio
di San Sebastiano di Benozzo Gozzoli. La Cappella di Santa
Fina è una raffinata cappella rinascimentale situata
nella parte destra della chiesa. Oltre allaltare che
contiene la tomba della santa, realizzato da Benedetto da
Maiano, sono notevoli due magnifici affreschi di Domenico
Ghirlandaio che illustrano alcuni avvenimenti della vita della
santa. Per equilibrare linteresse per il sacro con quello
per il profano, laltro sito da visitare a San Gimignano
è la sede del potere secolare: il Palazzo del Popolo.
Il comune ha sede qui dal 1288, anche se ledificio attuale
è il risultato di un ampliamento portato a termine
nel XIV secolo.
Il coronamento a merli guelfi è del 1882. Dal cortile
interno, che contiene affreschi e stemmi araldici, salite
le scale per arrivare al Museo Civico, dove si può
ammirare la Maestà di Lippo Memmi, che risale al 1317.
Salite in cima alla Torre Grossa del palazzo per godere il
panorama spettacolare sulla città e sulla campagna
circostante.
Montalcino
La città di Montalcino è posta su un colle a
564 mt. sul livello del mare, anche se la massima altitudine
di 661 mt. viene raggiunta nella sovrastante collina di Poggio
Civitella, importante sito archeologico - etrusco del territorio
ilcinese.
Il Comune di Montalcino, che con una estensione di 243 Kmq.
è fra i più vasti dell'intera Italia centrale,
fa parte ormai da alcuni anni, insieme a San Quirico dOrcia,
Pienza, Castiglione dOrcia e Radicofani del Parco Artistico
Naturale e Culturale della Val dOrcia.
Il comprensorio comunale è coperto, a occidente, da
macchia mediterranea e da boschi in cui prevalgono i lecci,
da questo albero deriva molto probabilmente il nome della
cittadina: Mons-Ilcinus, dal latino Ilex - leccio.
La campagna circostante è invece interessata dalla
coltivazione della vite da cui si ricavano vini di alto pregio,
quali il giovane Rosso di Montalcino D.O.C., il rinomato Moscatello
D.O.C. e il SantAntimo D.O.C.. Ma tra le produzioni
dei vini, nellultimo ventennio, un posto donore
spetta al famoso Brunello che per i suoi indiscussi pregi
ha acquisito la meritata denominazione D.O.C.G.. Di grande
valenza anche la produzione dellolio extravergine doliva
e soprattutto del miele. Lallevamento delle api infatti
è entrato, di recente, a far parte delle attività
economiche del luogo, tanto che la Settimana de Miele
di Montalcino (appuntamento annuale allinizio di settembre
organizzato dallASGA) è divenuto un momento di
incontro e scambio rilevante per lintero panorama nazionale
ed internazionale di settore.
Nell814
il territorio venne donato da Ludovico il Pio allAbbazia
di SantAntimo. Questa chiesa abbaziale, che sorge a
9 Km. dal centro abitato in direzione Castelnuovo dellAbate,
è una tra le più belle chiese romaniche dellItalia.
Secondo una leggenda la chiesa sorge su una antica cappella
votiva fatta erigere da Carlo Magno nel 781, la grande e maestosa
Abbazia viene invece eretta tra il 1000 e il 1118 ed è
uno straordinario esempio di architettura romanica lombardo-francese.
Linterno si presenta a tre navate, le laterali con volte
a crociera sono sormantate da tribune e divise da colonne
monolitiche con eleganti e fantasiosi capitelli ad intrecci
geometrici, floreali e figure di animali: tipico quello raffigurante
Daniele nella fossa dei leoni. Labside ad ambulacro
con cappelle radiali costituisce, insieme ai materiali di
costruzione (onice ed alabastro), la parte più caratteristica
del tempio. Allinterno si conservano un crocefisso ligneo
del XII sec e una scultura in legno policromo del XIII sec.
raffigurante la Madonna col Bambino.
Montalcino viene anche ricordata per la Sagra del Tordo (ultima
domenica di Ottobre). Una importante rievocazione storica
dellantico Stato montalcinese, caratterizzata dalla
presenza dei quattro Quartieri della città: Borghetto,
Pianello, Ruga e Travaglio, che in quel giorno dopo un lungo
corteo, con costumi depoca, lungo le vie cittadine accompagnato
dai danzatori del Trescone, antico ballo popolare,
si sfidano in una gara di tiro con larco che rievoca
le cacciate al cinghiale del periodo tardo-gotico.
Montepulciano
La città di Montepulciano ha un passato legato in parte
all'essersi trovata all'incrocio di due strade di importanza
regionale (da Chiusi ad Arezzo da sud a nord, e dalla Valdorcia
alla Valdichiana e al Trasimeno da est ad ovest) e in parte
alla sua collocazione strategica al confine dell'area di influenza
di vari potentati cittadini basso medioevali (Orvieto, Perugia,
Siena, Firenze).
Questo ha fatto sì che nei primi secoli del secondo
millennio abbia sviluppato ricchezze e potere in modo ragguardevole,
al punto da divenire preda ambita e da conquistarsi un'apprezzabile
autonomia vendendo bene la sua alleanza alle città
maggiori in perenne conflitto tra sé. Purtroppo la
sua definitiva entrata nello Stato fiorentino, dopo il 1511,
se ne ha consacrato l'importanza formale (che si riflette
nell'imponenza degli edifici pubblici e privati realizzati
dopo tale data, e nell'erezione in Diocesi nel 1561) ne ha
avviato un lento declino economico e sociale, al punto che
nel secolo XVIII il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo se
ne preoccupava, e s'interrogava sui modi per ridar vita ad
un centro tanto prestigioso quanto decadente
Nota per la produzione di vini pregiati, come il Nobile di
Montepulciano, non meno che per la singolare tradizione del
Bruscello, antica forma di teatro popolare spontaneo, è
una meta importante per chi voglia conoscere bene il rinascimento.
Il biglietto da visita con cui la città si presenta
è la chiesa extraurbana di S. Biagio di Antonio da
San gallo il Vecchio (1518-45), che, isolata, ai piedi del
colle, disegna con il caldo colore del travertino i suoi raccolti
e classici volumi su un fondale di scuri cipressi.
Il
tessuto viario più antico è conservato intatto
nei ripidi vicoli di epoca medievale che, passando sotto archi
e volte, raggiungono e collegano tra loro le vie principali
disposte in senso longitudinale. Entrando dalla Porta al Prato
, già in via di Gracciano' si colgono testimonianze
architettoniche del Cinquecento veramente monumentali come
i Palazzi Avignonesi e Buccelli (nel basamento del secondo
sono murate,con gusto antiquario prezioso, urnette e lapidi
etrusche e romane).
L'attività di grandi architetti del rnascimento trova
un esempio anche nella chiesa di S. Agostino', in parte dovuta
a Michelozzo, costruttore a Firenze del palazzo di Cosimo
de' Medici.
Il centro della città è la bellissima piazza
Grande, attorniata dal Duomo (in cui si fanno ammirare un
monu. mento funebre, anche se smembrato, scolpito da Michelozzo
e, sull'altar maggiore, un'Assunzione di Tacdeo di Bartolo),
dalla mole del trecentesco, merlato Palazzo Comunale, e da
maestosi edifici cinquecenteschi come il Palazzo Nobili-Tarugi,
distinguibile per il possente loggiato terreno, e il severo
Palazzo Con.
tucel, con finestre a timpano sorretto d; lonne. ~ Le Logge
del mercato , I delle Erbe e, in diverso modo, la v. dell.
no il fervore commerciale e manifatturi tepulciano di un tempo.
Un insolito f miera correda, con il compito di battere il
re di Pulcinella in p. Manin. Nel Mu Pasqua-set. 9.30-13 e
15-18, ch. lun. e n mesi a richiesta alla Biblioteca civica,
lu dipinti (sec. XIII-XVII), terrecotte della b na dei della
Robbia, corali miniati (sec.)
Monteriggioni
Monteriggioni è famosa per la cerchia delle mura con
le sue 14 torri, che è tra quelle conservate meglio
in tutta Italia, e anche Dante Alighieri ne parla nella Divina
Commedia
Il territorio di Monteriggioni appare al visitatore con tratti
fisici estremamente differenziati al suo interno e senza segni
marcati che lo differenzino dai comuni circostanti. Il visitatore
attento noterà ben presto come attorno al rilievo di
Monte Maggio siano presenti alcune piccole pianure come Pian
del Lago e il Canneto (lantico toponimo delle terre
intorno ad Abbadia a Isola), mentre una serie di piccole valli
formate da torrenti e ruscelli caratterizzano la parte centrale
e orientale del territorio. Ma se la varietà di elementi
fisici balza evidente ai nostri occhi, osservando più
attentamente si nota come tale varietà si prolunga
appunto nei comuni vicini, quasi senza soluzioni di continuità.
Se si toglie infatti lElsa che fa da confine a nord-ovest
e il crinale di Monte Maggio sul lato occidentale, gli altri
elementi di confine risultano artificiali, frutto di vicende
storiche e perciò non si può che concordare
con Paolo Cammarosano quando in un brillante libro sulla storia
di Monteriggioni, che richiameremo spesso, definisce Monteriggioni
come uno spazio la cui "origine non (è) naturale,
insomma bensì storica". Per questo motivo , per
cercare di comprendere Monteriggioni è necessario attraversare
le sue vicende dalla via Francigena, limportante strada
che collegava lEuropa centro settentrionale a Roma,
alla fondazione dellabbazia di Isola dArbia (1001),
dalla costruzione del Castello di Monteriggioni da parte del
comune di Siena (1213) e dalla sua resa a Cosimo dei Medici
(1554), e infine il suo sviluppo successivo con tracce forse
meno evidenti ma non meno importanti. Se le vicende più
salienti e specifiche di Monteriggioni, legate al suo essere
terra di frontiera con Firenze, si consumano soprattutto fino
al Cinquecento, nel periodo successivo, in modo talvolta minuto
e spesso frammentariato, assistiamo a grandi cambiamenti e
modificazioni. Dai castelli medioevali alle ville rinascimentali
(S.Colomba) e settecentesche (Basciano), dalla bonifica di
Pian del Lago alla costruzione della ferrovia per Empoli con
la galleria di Montarioso.
Tuttavia la presenza di segni medioevali forti, per tutti
basti pensare alle torri di Monteriggioni, tendono a creare
nellimmaginario collettivo una sorte di rappresentazione
deformata o meglio limitativa dei caratteri storici di questo
comune fermandosi al Medioevo come se, al di fuori di questo
periodo, non ci fosse stato altro.
Eppure è proprio nel paesaggio ordinato, nellintercalare
di campi coltivati e di boschi, nelle vecchie viti rette ancora
dei testucchi che ritroviamo i segni di una lunga attività
che rappresenta la comunità silenziosa di questa terra:
la mezzadria. È una storia silenziosa fatta nel Seicento
e nel Settecento di quadri statistici, di carestie e di pestilenze,
di numeri dietro cui, in questa zona come in tutto il senese,
si nasconde il lavoro continuo delle masse senza voce (storica)
dei contadini. NellOttocento si sviluppa un interessante
dibattito allinterno della comunità, il quadro
si presenta più ampio o meglio abbiamo un maggior numero
di documenti che esprimono le diverse tendenze politiche postunitarie,
basti pensare al diario del parroco "papalino" don
Merlotti e agli scritti del maestro socialista Veltroni Poderetti.
Due cittadini i Monteriggioni che vedono e vivono in modo
opposto la loro terra e che presenteremo proprio per mostrare
la ricchezza di voci. Ricchezza che si presenterà anche
nel dibattito sui confini nel Novecento dove troveremo sia
nel sindaco ai primi del Novecento sia nelle sezioni del partito
comunista a metà secolo la rivendicazione dellautonomia
di Monteriggioni rispetto al suo assorbimento nel comune di
Siena. La prima guerra mondiale ha lasciato tracce di morti
presso la popolazione, e nelle stele di pietra di molti borghi
troviamo i nomi delle numerose vittime di un evento che si
è consumato altrove, lontano. Diversamente è
avvenuto durante la seconda guerra mondiale. Nel Monte Maggio,
Casa Giubileo è stata teatro di un tragico episodio
della lotta di Liberazione; dopo uno scontro a fuoco diciassette
partigiani vennero catturati e poi, poco lontano, fucilati.
Per ricordare quei giovani è stato recentemente ristrutturato
ledificio dove avvenne lo scontro a fuoco e aperta una
Casa Vacanze con Laboratorio di Storia del territorio per
i ragazzi di oggi. Il rapporto tra Siena e Monteriggioni è
sempre stato complesso, sia per la nascita senese del Castello,
sia per la nascita senese del Castello, sia per la proprietà
fondiaria per lo più in mano ai senesi, sia infine
per la vicinanza delle due comunità. Riflesso di questo
intreccio è proprio la difficoltà di tratteggiare
una storia locale autonoma, perché troppo sovente per
spiegare le vicende di Monteriggioni, occorre risalire alla
situazione senese. Questo continuo passaggio tra storia generale
e storia locale può in qualche punto frastornare il
lettore, soprattutto nella prima parte, ma è una difficoltà
metodologicamente necessaria per poter spiegare i fenomeni
che, nati a Siena, svilupparono i loro effetti nel territorio
dellattuale comune di Monteriggioni.
Murlo
Borgo - castello situato su una collina di poco oltre i 300
metri che domina la valle del Crevole ricoperta di fitti boschi.
E terra di confine tra il comprensorio della Val di
Merse a cui appartiene e la zona delle Crete della Val dArbia
; in magnifica posizione si affaccia verso la valle dell
Ombrone e il colle di Montalcino .
Le origini del luogo sono legate alla civiltà etrusca
chiaramente testimoniata dai ritrovamenti di Poggio Civitate
e Poggio Aguzzo . Il castello di Murlo, nella sua tipica struttura
urbanistica fortificata, risale al periodo medievale (XII
secolo) quando fu centro principale del Feudo dei vescovi
di Siena o Vescovado. La pianta, così come appare oggi,
testimonia le trasformazioni avvenute alla fine del 500
dopo la caduta della Repubblica di Siena e rivela la struttura
del castello con le mura sovrastate da piccole abitazioni
che circondano il Palazzo del Vescovo (oggi sede del Museo
Archeologico ), ledificio delle carceri e la cattedrale.
Le porte di accesso al castello sono due.
Piccolo, isolato e antichissimo borgo medioevale, posto su
un colle che domina il torrente Crevole, cinto da mura del
XII secolo: la costruzione recente di una fila di case non
ha toccato il nucleo originario.
Il
Medioevo è onnipresente nelle chiese e nei palazzi,
anche se rimaneggiati in epoche successive, ma ugualmente
forte è il richiamo alla civiltà etrusca. Fin
dall'antichità, la fama di questo affascinante borgo
collinare, è stata legata alla sua posizione geografica,
ottima dal punto di vista strategico (è a 20 chilometri
a sud di Siena e vicino ai confini con Lazio e Umbria). Le
prime tracce d'insediamenti umani in quest'area risalgono
all'epoca etrusca (VII e VI sec. a.C.) alla quale appartengono
i numerosi reperti provenienti dal celebre complesso architettonico
di Poggio Civitate, situato a sud-est di Murlo. In quest'area
archeologica, varie campagne di scavi, hanno portato alla
luce i resti di due importanti edifici, l'uno orientalizzante
e l'altro arcaico, oltre ad una grande quantità di
oggetti in avorio, osso, ceramica, bronzo e alabastro, conservati
nel Museo Civico Archeologico di Murlo. Il Museo è
anche sede di un importante laboratorio di archeometria ed
archeologia sperimentale, molto stimato dai ricercatori stranieri.
Nel 1151 il feudo di Murlo fu donato dal conte Ugolino di
Ranuccio Ardengheschi al vescovo Ranieri, e al vescovado senese
rimase fino alla soppressione dei feudi, avvenuta per decreto
granducale nel XVIII secolo. Per quasi due secoli il territorio
di Murlo fu oggetto di aspre controversie fra il governo di
Siena ed il vescovado che si conclusero nel 1387 con il riconoscimento,
sia pure parziale, anche di una sovranità senese sul
castello. Il castello è citato fin dal 1189 nel documento
con cui Papa Clemente III° lo assegna al Vescovo Bono,
ma la sua costruzione è sicuramente precedente, forse
addirittura risalente ai primi anni dopo il 1000. Fu distrutto
(come molti altri nella zona) dagli Imperiali di Carlo V°
nel 1554 ma, incredibilmente, il suo particolare statuto di
feudo vescovile sopravvisse alla caduta della repubblica senese,
e addirittura questi privilegi rimasero in essere fino al
1749, quando furono aboliti dal Granduca Leopoldo II°.
Una visita al Museo permette di ammirare lo splendido palazzo,
detto "il Palazzone" che, in epoca medioevale (sec.
XI-XII), fu sede del Vescovado di Murlo, retto dal Vescovo
di Siena. A tale epoca risalgono castelli, torri, opere fortificate,
pievi ed eremi di cui è disseminato il territorio circostante.
Nei dintorni di Murlo, praticamente su ogni poggio, sono presenti
i ruderi di diversi altri castelli: Fabbrichella, Formignano,
Macereto, Montepertuso, Montepescini (il Castelvecchio di
poggio castello), Valresta, Vescovado. Fra le tante, rivestono
particolare interesse storico ed artistico le località
di Montespecchio, Crevole, Montepertuso, Montepescini e Vallerano;
da ricordare, inoltre, le Terme di Petriolo.
Il territorio del comune di Murlo si estende sulle Colline
Metallifere, in parte sul versante sinistro della valle del
fiume Merse e in parte sul versante destro della valle dell'Ombrone.
Fin dall'età medievale le risorse del territorio di
Murlo, poco popolato, sono state legate all'agricoltura e
all'utilizzo del bosco. Oltre all'attività agricola,
che oggi da vino e olio di elevata qualità, in passato,
l'economia della zona fu legata anche alle miniere di lignite,
rimaste attive fino alla metà del '900. A testimonianza
di tale attività estrattiva, in cui erano impiegati
fino a trecento minatori, è stato creato un percorso
didattico, "il sentiero delle Miniere" che, seguendo
l'antica ferrovia costruita lungo il corso del torrente Crevole
per trasportare il carbone fino ai luoghi di utilizzo, illustra
con poster e cartine, gli aspetti storici e naturalistici
della zona.
Nei pressi di Murlo cè Vescovado , centro maggiore
formatosi con la fusione dei due villaggi, l Andica
e Tinoni , che allinizio dell800 erano ancora
separati. Nella chiesa di Vescovado è conservato un
dipinto di Benvenuto di Giovanni raffigurante una Madonna
in trono con Santi del 1475.
Da segnalare a Murlo le Fiere del 31 marzo, 31 maggio, 25
agosto, 1 ottobre e 24 dicembre, ottime occasioni per svaghi
ed assaggi gastronomici. A tal proposito, merita un cenno
la famosa "Festa in collina", che si celebra ogni
anno a Casciano di Murlo nella seconda metà di maggio,
con mostre, gare sportive, giochi popolari, fiera di beneficenza,
concerti e balli notturni.
Una curiosità: Murlo fu sicuramente un abitato etrusco
ed ancora oggi, per colpa o per merito dell'isolamento che
ha caratterizzato queste zone, i lineamenti dei suoi abitanti
ci inducono a pensare che questi sono i più diretti
discendenti del popolo etrusco.
A circa 20 chilometri a sud di Siena sia che si arrivi dalla
Cassia (uscire a Lucignano d'Arbia o a Buonconvento) e sia
che si arrivi dalla SS 223 (uscire a Fontazzi)
Il castello di Murlo è citato nel 1189 (ma la sua costruzione
è sicuramente precedente forse addirittura risalente
ai primi anni dopo il 1000) nel documento con cui Papa Clemente
III lo assegna al Vescovo Bono.
Il castello di Murlo fu distrutto (come molti altri nella
zona) dagli Imperiali di Carlo V nel 1554, ma, incredibilmente,
il suo particolare statuto di fuedo vescovile sopravvisse
alla caduta della repubblica senese ed addirittura questi
privilegi rimasero in essere fino al 1749 quando furono aboliti
dal Granduca Leopoldo II.
Oggi di Murlo rimangono il Palazzone (era l'antica sede vescovile)
e la porta di Ponente.
Nei dintorni di Murlo, praticamente su ogni poggio, sono presenti
i ruderi di diversi altri castelli: Fabbrichella, Formignano,
Macereto, Montepertuso, Montepescini (il Castelvecchio di
poggio castello), Valresta, Vescovado cercare per vedere ma
occhio a borri e rovi.
Una curiosità: Murlo fu sicuramente un abitato etrusco
ed ancora oggi, anche per colpa o merito di un certo isolamento
che ha caratterizzato queste zone, si riconoscono nei lineamenti
degli abitanti quelle lontane origini.
Pienza
Pienza, piccolo gioiello del Rinascimento nel cuore della
Toscana, in provincia di Siena, al centro di una delle zone
più belle d'Italia e più ricche di tesori d'arte,
deve il suo nome e la sua fama ad Enea Silvio Piccolomini
divenuto famoso come Pio II. Conosciuta nell'alto medioevo
con il nome di Corsignano fu una roccaforte senese celebre
per essere stata menzionata in una novella di Giovanni Boccaccio.
Secondo alcuni storici il suo nome deriva da Corsinianus,
uno dei militari di Silla tra i quali venne diviso il territorio
chiusino, altri invece fanno discendere i Piccolomini da un
Bacco piccolomo alleato di Porsenna nella guerra mossa contro
l'antica Roma. Gran parte della sua architettura più
bella fu fatta realizzare proprio da Papa Pio II tra il 1459
ed il 1462 che chiamò a lavorare a Pienza uno degli
architetti più famosi dell'epoca, Bernardo Rossellino,
trasformando il borgo natale di Corsignano in una splendida
cittadina rinascimentale, eccezionale esempio di architettura
e urbanistica quattrocentesche. Pienza, dichiarata dall'Unesco
patrimonio mondiale dell'umanità per l'importanza dei
suoi monumenti e del suo assetto urbano, costituisce altresì,
una meta ideale per un breve soggiorno, una vacanza rilassante
fra cultura e gastronomia, al centro di un territorio per
gran parte ancora incontaminato.
Piazza Pio II
La piccola piazza rinascimentale aduna attorno a sé
i principali monumenti eretti da Bernardo Rossellino. Davanti
al Palazzo Piccolomini un delizioso pozzo reca lo stemma di
questa famiglia. Girando attorno alla cattedrale si scopre
una bella veduta della Val dOrcia. La pavimentazione
riquadrata consente all'osservatore un'immediata valutazione
delle distanze e delle proporzioni.
La Cattedrale
E ledificio che per volere del Papa doveva essere
preminente per importanza e per impatto visivo. Sorge, infatti
lungo il lato di base del trapezio ed è lunica
costruzione isolata dalle altre. La sua facciata in travertino
é nel più puro stile rinascimentale; qui eleganza,
armonia e proporzione si uniscono concretizzando le teorie
dei grandi pensatori umanisti. Al centro del timpano lo stemma
piccolomineo in una finissima corona di fronde e frutti eseguita
probabilmente, su disegno del Rossellino, da maestranze senesi.
Il campanile ottagonale presenta forti similitudini con quelli
delle Chiese austriache e tedesche. Linterno tre navate
di uguale altezza, è caratterizzato dalla luce che
penetra intensa dalle grandi vetrate gotiche. Lo stile eclettico
dì questo edificio sacro è fortemente ispirato
alle Hallenkirchen del nord Europa che Enea Silvio, non ancora
Papa, ebbe modo di ammirare durante i suoi viaggi.
Tra le opere dellinterno ricordiamo le Pale daltare,
tutte databili tra il 1462 e il 1463, eseguite dai maggiori
pittori senesi del tempo: (da destra) Giovanni di Paolo, Matteo
di Giovanni, Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta, Sano
di Pietro e ancora Matteo di Giovanni.
Nella cripta sono conservati frammenti scultorei provenienti
dalla chiesa romanica di S. Maria, abbattuta per far posto
alla nuova Cattedrale e un fonte battesimale della bottega
del Rossellino.
Castiglion
d'Orcia
Posto sulla sommità di una dorsale a breve distanza
dalla Cassia, Castiglione d'Orcia è un piccolo centro
prevalentemente agricolo e artigianale. Antico centro citato
fin dai primi decenni dell'VIII secolo Castiglione d'Orcia
fu inzialmente proprietà degli Aldobrandeschi, conteso
dall'Abbazia di San Salvatore: divenuto poi libero Comune
perse la propria autonomia a causa della conquista senese.
L'attuale Castiglione, raccolta ai piedi della possente Rocca
degli Aldobrandeschi, offre ancora al visitatore il suo aspetto
medievale con angoli pittoreschi e caratteristici: la piazza
principale dedicata al pittore Lorenzo di Pietro detto il
Vecchietta (qui nato nel 1492) sulla quale si affaccia il
Palazzo Comunale è interamente ricoperta da una pavimentazione
realizzata con ciottoli di fiume suddivisi geometricamente
da riquadrature in mattoni. Al
centro della piazza è posta una fontana seicentesca
in travertino. La Chiesa dei Santi Stefano e Degna è
l'edificio religioso di maggiore interesse, i suoi affreschi
del '500, opera di Simone Martini e del Lorenzetti, sono conservati
a Siena presso la Soprintendenza. Degna di visita è
la chiesa duecentesca di Santa Maria Maddalena. Dal parco
della Rocca Aldobrandesca si domina tutto il paese e buona
parte della vallata circostante.
AL territorio comunale appartiene la Rocca a Tentennano, baluardo
dei possedimenti dell'Abbazia di San Salvatore. Al decadere
della potenza abbaziale il castello divenne proprietà
della famiglia Tignosi, vassalli degli Aldobrandeschi, ed
infine fu conquistato dai Senesi. La Rocca, nella quale soggiornò
Caterina da Siena, restaurata, può essere visitata.
A breve distanza è situato Rocca d'Orcia, antico borgo
arricchito dalla presenza di alcune belle chiese e di una
caratteristica piazza dove si ammira una cisterna esistente
fin dal XIII secolo. Notevoli dal punto di vista naturalistico
le grandi incrostazioni calcaree del Fosso Bianco presso Bagni
di San Filippo, località peraltro ben conosciuta per
le acque termali alcalino sulfuree che sgorgano da suggestive
rocce di travertino ad una temperatura che varia trai 25 e
i 52 °C: qui i Frati Serviti hanno trasformato in cappella
una grotta dove pare abbia soggiornato San Filippo Benizi,
che a Bagni San Filippo operò numerose guarigioni.
Ricordiamo inoltre suggestivi centri abitati quali Ripa, Campiglia
e Vivo d'Orcia, che conservano belle Chiese e splendidi Palazzi
fra i quali spicca l'antico Eremo Camaldolese di Contea, sorto
prima del Mille, ma ancora visibile nelle maestose forme cinquecentesche
volute dai Cervini di Montepulciano, che ne affidarono la
realizzazione ad un abile architetto (probabilmente ad Antonio
da Sangallo il Giovane).
Ai piedi dell'Eremo sorge il bosco di abeti autoctono, l'abetina
del Vivo; chi raggiunge l'eremo a piedi può inoltre
attraversare una suggestiva, piccola valle dove sorge il grazioso
ponte "degli Innamorati". A poca distanza dall'Eremo
si trova la chiesa romanica dell'Ermicciolo, circondata da
un boschetto di castagni. A monte di Campiglia il diruto palazzo
dei Visconti detto Campigliola meriterebbe un adeguato restauro,
se non altro per la sua posizione, un tempo strategica ed
oggi panoramica.
Per ultimo ricordiamo la zona che ha come riferimento l'abitato
di Gallina, dove l'attuale Cassia coincide in larga parte
con l'antica via Francigena. Numerose sono le antiche stazioni
di posta o le fattorie fortificate: fra queste ricordiamo
La Poderina, La Scala, La Rimbecca, Le Briccole, dove esiste
ancora l'antica Chiesa di San Pellegrino e nel cui Ospizio-Spedale
sostò fra gli altri Francesco d'Assisi al rientro di
uno dei suoi ultimi viaggi nella valle reatina
San
Quirico d'Orcia
E' un borgo antichissimo di probabile origine etrusca, è
posto a 424 metri sul livello del mare in una collina che
divide la valle dell'Asso da quella dell'Orcia.
Entrando da nord-ovest lungo via Dante Alighieri, antica via
Francigena o Romea che taglia in due l'intero borgo antico,
si incontra la Chiesa Collegiata (Sec.XII).
Con il suo portale di mezzogiorno sembra scrutare la strada
principale del paese. Sorta su una precedente pieve romanica,
cela al suo interno un antichissimo coro ligneo intarsiato
attribuito al senese Antonio Barili, e sul lato sinistro un
trittico ligneo attribuito a Sano di Pietro (Sec: XV).
Di
fianco alla Chiesa Collegiata si innalsa la maestosita' di
Palazzo Chigi Zondadari (Sec.XVII), intruso scatolone di pietra
in contrasto con l'ambiente cosi' povero ma allo stesso tempo
ricco di fascino, a testimoniare il passato feudale del borgo.
Continuando lungo il Corso si giunge alla Piazza della Liberta',
fulcro vitale del paese con al centro la Chiesa di S. Francesco,
detta Chiesa della Madonna inquanto custodisce la statua della
Madonna di Vitaleta di Andrea delle Robbia.
Da un angolo della Piazza si accede agli Horti Leonini autentico
gioiello di giardino all'Italiana del cinquecento che con
la sua geometria di siepi di bosso conduce ad una loggia alta
sistamata a boschetto di lecci.
Nella parte alta del giardino si trovano i resti della Torre
del Cassero (era alta circa 39 metri) a testimonianza delle
mutilazioni subite dal paese durante la ritirata dei Tedeschi
nel 1944.
Seguendo la cinta murale che racchiude il centro storico di
San Quirico si giunge alla Porta Cappuccini austero baluardo
di forma poligenale.
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